Actus essendi

Actus essendi è un'espressione latina coniata da san Tommaso d'Aquino (1225-1274). Tradotto come "atto di essere", l'actus essendi è un fondamentale principio metafisico scoperto da d'Aquino mentre stava sistematizzando l'interpretazione cristiana neoplatonica di Aristotele. Il principio metafisico dell'actus essendi trova fondamento in Esodo 3:14[1], nella frase "Io sono colui che sono", nonché nel mondo in cui gli esseri umani percepiscono l'essenza di Dio. San Tommaso ragionò intorno al fatto che tale essenza non è percepita come un portato dei sensi, bensì solamente in modo indiretto, in misura al grado di partecipazione umana all'atto divino di essere, vale a dire agli effetti dell'opera di Dio sul mondo. Questa distinzione fra l'essenza e le operazioni di Dio riflette la posizione dei Padri cappadoci.[2]

Il concetto era già presente in Platone, nel platonismo antico (Filone di Alessandria, Plutarco, Numenio di Apamea) e nel Neoplatonismo. Tommaso lo mutuò da sant'Agostino, dallo pseudo-Dionigi e dal Liber de causis, distanziandosi poi dalla loro concezione espressa nello scritto giovanile De ente et essentia.[3] Egli divenne un interprete originale di questo concetto e il suo principale sviluppatore.

  1. ^ Esodo 3:14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ Si veda anche la voce Luce del Tabor
  3. ^ Enrico Berti, La critica dei filosofi analitici alla concezione tomistica dell’essere, pp. 7-21.DOI10.4000/estetica.1667

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